Basilica di Santa Maria Della Sanità

Piazza della Sanità 14. (Apri Mappa)
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Descrizione

La basilica di Santa Maria della Sanità (o popolarmente San Vincenzo alla Sanità) sorge nel popolare rione Sanità ed è nota ai suoi abitanti con il nome di San Vincenzo detto 'o Munacone, in quanto in essa è custodita la statua del santo domenicano Vincenzo Ferreri, il cui culto è molto radicato e sentito nel rione; fu eretta su disegno del domenicano fra' Giuseppe Nuvolo nel 1602-1613, sul sito delle catacombe di San Gaudioso.

Il complesso di Santa Maria della Sanità fu costruito da Fra’ Giuseppe Nuvolo tra il 1602 e il 1610, mentre nel 1613 fu terminata la cupola maggiore.

La facciata, con decorazioni in stucco degli inizi del Settecento, è affiancata da un alto campanile costruito tra 1612 e 1614 (l’orologio in maiolica è settecentesco). Esternamente colpisce la bella cupola rivestita di maioliche gialle e verdi, particolare anche per il suo disegno e tipica dell'artista che la progettò.

La pianta circolare della chiesa rappresenta una delle prime affermazioni monumentali dell'architettura controriformata; essa è costituita da una croce greca e presbiterio rialzato, espediente questo ideato dal frate architetto per inglobare la preesistente basilica paleocristiana, permettendo quindi l‘ingresso diretto alla catacomba. L'interno è vasto e semplice nelle modanature e nell'assenza di decorazioni policrome, ma complesso nell'articolazione dei volumi: la croce greca infatti è inscritta in un quadrato. Numerose poi sono le opere d'arte, anche del periodo contemporaneo, presenti lungo la navata e nelle cappelle laterali.

Ai lati dell’ingresso ci sono due acquasantiere a muro, in marmi policromi, databili alla metà del Seicento, con lo stemma dell'Ordine domenicano.

La prima cappella a destra è dedicata a san Nicola, raffigurato nella pala d’altare in gloria tra il beato Ceslao di Cracovia e san Luigi Bertrando. Sulla parete destra della cappella è stato collocato, l’affresco con la Madonna della Sanità, proveniente dalla cripta. Il dipinto, datato tra il V e il VI secolo, è la più antica immagine mariana conosciuta a Napoli. 

La seconda cappella, intitolata a San Pietro martire, conserva una tavola databile intorno al 1610, raffigurante il Martirio di san Pietro da Verona, martire domenicano, opera del fiorentino Giovanni Balducci. 

La terza a destra, è dedicata a san Vincenzo Ferreri, sacerdote domenicano spagnolo, rappresentato nel dipinto di Luca Giordano mentre predica alla folla. Negli ovali laterali, di Vincenzo Siola, il santo è raffigurato nell'atto di compiere miracoli.

Nella quarta cappella a destra, dedicata alla Madonna del Rosario, troviamo la grande pala di Giovanni Bernardino Azzolino (1612), racchiusa in una cona di legno intagliato e dorato della prima metà del XVII secolo: il dipinto, nella parte centrale, raffigura la Madonna del Rosario e santi. Nella predella è rappresentato l’Episodio della condanna degli Albigesi ed in alto, nella cimasa, l’Eterno Padre. 

Nella quinta a destra, consacrata a Santa Caterina d'Alessandria, il dipinto con lo Sposalizio mistico di santa Caterina è opera di Andrea Vaccaro. Ancora del Vaccaro nella cappella successiva è la Santa Caterina da Siena che riceve le stimmate, realizzata nel 1659 come la precedente tela. 

La settima cappella a destra è dedicata alla Madonna del Buonconsiglio, raffigurata in un dipinto ottocentesco. Da poco vi è stata ricollocata la tela di Luca Giordano con i Santi Pio V e Alberto Magno, databile al 1672.

Una bella scala a tenaglia, conduce alla parte presbiteriale dominata dall’altare maggiore, in marmi policromi, della seconda metà del Settecento. Sull’altare fu collocato il ciborio opera di oreficeria del converso domenicano frate Azaria, datato 1628. Nell'abside, all'interno di una decorazione in stucco e cartapesta, è posta la Madonna della Sanità del fiorentino Michelangelo Naccherino, del primo decennio del Seicento. Nel presbiterio, il bel coro ligneo fu realizzato tra il 1618 e il 1620 da Leonardo Bozzaotra e Michelangelo Cecere. Il catino absidale fu decorato con l’Eterno Padre in gloria di Crescenzio Gamba alla metà del XVIII secolo. Sulla sinistra troviamo lo scenografico pulpito in commesso marmoreo di Dionisio Lazzari (1678 circa).

Al di sotto del presbiterio si apre l’ingresso alla basilica paleocristiana. La decorazione in stucco è opera di Arcangelo Guglielmelli e Cristoforo Schor (1708). Gli affreschi sui dieci altari laterali con storie di martiri sono del pittore solimenesco Bernardino Fera. Sul pavimento e lungo le pareti sono disposte varie lastre tombali ed epigrafi con datazioni che vanno dal V al XIX secolo.

La cappella successiva, dedicata al Santissimo Crocifisso, ha sull’altare di sinistra il dipinto di Luca Giordano con L’estasi della Maddalena (1671-72) e ai lati Santa Marta e San Lazzaro. Nella cappella vicina, intitolata a San Tommaso d'Aquino, c'è il dipinto raffigurante San Tommaso che riceve il cingono della castità datato 1652, di Pacecco De Rosa. Qui si conserva anche un'antica cattedra episcopale databile tra VI e IX secolo.

Da qui si passa all’antisagrestia, decorata a “graffiti” da Giovan Battista Di Pino (1625 circa) con la raffigurazione della Discesa dello Spirito Santo sui frati predicatori e grottesche nella volta. Nell’antisagrestia sono conservati gli ex voto di San Vincenzo Ferreri, affettuosamente chiamato dagli abitanti del quartiere “il Monacone”, e delle interessanti foto d’epoca della sua festa. In sagrestia, l’altare in marmi policromi risale al 1728. 

Attualmente sull’altare è collocata una tela di Giovanni Pisani raffigurante la Madonna della Sanità (2003).

Dalla sacrestia si passa nel vicino chiostro ellittico, nelle cui lunette il Di Pino rappresentò scene della storia dell'Ordine domenicano. Di nuovo in chiesa, nel cappellone della Circoncisione, troviamo l'enorme tela con la Circoncisione realizzata intorno al 1612 da Giovan Vincenzo D'Onofrio da Forli del Sannio. Sull’altare di sinistra la Santa Lucia, firmata da Girolamo De Magistro. Il dipinto su tavola, temporaneamente sistemato sulla destra dell’altare, proviene dalla sagrestia: raffigura San Domenico che dispensa il Rosario ed è opera di Giovanni Balducci (1623).

La terza cappella a sinistra, è consacrata all’Annunciazione, raffigurata nel dipinto di Giovan Bernardo Azzolino del 1629. Alle pareti laterali vi sono due tele ovali del XVIII secolo con Santa Margherita da Città di Castello sulla destra e Santa Margherita d’Ungheria sulla sinistra. Nella quarta cappella a sinistra, dedicata a San Giacinto, si trova la tela di Luca Giordano con Lo Sposalizio mistico di Santa Rosa da Lima, databile intorno 1671. Nella quinta cappella a sinistra troviamo il dipinto di Agostino Beltrano (1654 circa) raffigurante San Biagio tra i Santi Antonino e Raimondo.


Le Catacombe - Attraverso una cancellata posta sotto il presbiterio si accede alle catacombe, che erano il luogo di sepoltura di San Gaudioso e si ingrandirono durante i secoli e specialmente nel Seicento allorquando la cultura funeraria raggiunse il suo apice. Di fronte all'ingresso vi è la tomba rivestita a mosaico del santo; le pareti sono rivestite da affreschi del XVII-XVIII secolo.


Il Chiostrino - A pianta ellittica risale ai primi anni del XVII secolo, oggi è gravemente deturpato da un pilone del ponte della Sanità costruito nell'XIX secolo. La struttura ovale conferitagli dall'architetto Fra' Giuseppe Nuvolo lo rende tra i più singolari chiostri di Napoli. Si articola su pilastri sui quali poggiano le arcate; sul muro perimetrale sono aperte nicchie poco profonde e gli archi che collegano i pilastri al muro sono trasversali, in modo da alternare le lesene con i pilastri. Le decorazioni a graffito sono state eseguite nel 1624 da Giovanni Battista di Pino e raffigurano alcuni episodi della vita dei Domenicani.