Chiostri di San Martino

Largo San Martino. (Apri Mappa)
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Descrizione


I chiostri di San Martino sono chiostri monumentali della città di Napoli ubicati all'interno della Certosa di San Martino.

Sorsero nel XIV secolo, insieme al complesso conventuale, per volere di Roberto d'Angiò e del figlio Carlo, Duca di Calabria, ma vennero completati dopo cinquant'anni sotto il regno di Giovanna I di Napoli.
Costruito sulla collina di Sant'Elmo, il complesso divenne noto non solo per l'importanza religiosa e politica che i Certosini avevano assunto nel corso dei secoli, ma anche per la fortunata ubicazione, che consentiva ai religiosi e ai visitatori di ammirare dai suoi giardini l'intera città.
In origine c'era solo un chiostro molto ampio, a pianta quadrata con diciassette arcate per lato, mentre l'area che in seguito venne adibita a Chiostro dei Procuratori per alcuni secoli era stata destinata a orto per una vera economia di sussistenza e per la coltivazione di erbe mediche. La struttura rimase inalterata fino al 1578, anno di ristrutturazione e di ampliamento che comprendevano il rifacimento del chiostro esistente, dei locali e dalla chiesa e la realizzazione di altri due chiostri.
Il Chiostro Grande venne realizzato sull'impianto trecentesco del chiostro originario. Notoriamente la paternita del progetto è attribuita a Cosimo Fanzago, sebbene in realtà essa rimanga tuttora ignota. Infatti, alcuni studiosi ritengono che sia opera di Giovanni Antonio Dosio, con il quale i Certosini avevano stipulato un contratto nel 1591; resta tuttavia da stabilire in che misura il suo progetto sia stato utilizzato durante i lunghi lavori. Altri ritegono che Giovan Giacomo di Conforto, architetto del monastero ancor prima del 1618, avesse continuato l'opera del Dosio e che il Fanzago, il cui primo incarico risale al 1623, sia intervenuto solo come scultore e decoratore. Tuttavia più recenti ricerche intraprese da Gaetana Cantone, danno luogo a una delle ipotesi più accreditate. È certo comunque che il Fanzago, dopo aver lavorato i collaborazione con Nicola Botti fino al 1626, abbia continuato da solo l'opera di pavimentazione del chiostro e del cimitero.
Le dimensioni del nuovo chiostro vennero impercettibilmente ridotte. Le arcate divennero sessanta, le colonne su cui esse poggiavano sessantaquattro. I materiali utilizzati furono il marmo grigio e bianco e il piperno. Il visitatore troverà spettacolari il pavimento dell'area sotto i portici, rifinito tra il 1629 e il 1643 in un gioco di chiaroscuri in marmo, e l'intarsio in marmo e piperno della balaustra che delimita il corpo di fabbrica superiore al piano del portico, dove, in corrispondenza delle colonne, si alternano sfere di marmo di Carrara a coppe di marmo bianco. Le statue a figura intera di San Martino e di San Bruno, collocate su basi di bardiglio sulla balaustra, giocano un valido contrasto con i busti che escono dalle nicchie di marmo poste sulle porte gemelle, e cioè di Sant'Ugo, San Brunone, il Beato Nicola Albergati, San Martino e San Dionisio, considerati il vero momento di felicità scultore di Cosimo Fanzago. Intorno al chiostro erano disposte le celle con la vista sulla città; vi erano delle piccole finestre dalle quali i frati ricevevano i pasti.
Di età manierista è la spettacolare cisterna, capolavoro di ingegneria idraulica. Sconosciuto l'autore che la realizzò nel 1578, si sa che il Fanzago vi apportò delle modifiche nel 1623. Pur non consentendo la purificazione dell'acqua in modo efficace, il sistema idraulico si rivelò quanto mai ingegnoso nonché incantevole a vedersi, tale scenografia giocata su una macchina apparentemente perfetta. Profonda cinquanta metri e larga otto metri e cinquanta, essa è raggiungibile grazie a una scala interna in tufo. All'interno del pozzo, un ballatoio pensile e circondato da una balaustra in tufo grigio e formata da piccoli pilastri che si alternano a balaustrini. L'acqua vi giungeva tramite otto finestrine che davano ad altrettanti pozzi. Il parapetto della cisterna, ottagonale, e ornato da teste di mostri, è sormontato da due colonne doriche con un fastigio di tre obelischi piccoli in breccia rosa del Gargano. In fondo al pozzo vi sono due chiavi di cui una, la più antica, innestata nella bocca di una testa di marmo, ricorda le bocche delle antiche fontane.
A nord-est del chiostro si ammira il Cimitero dei Certosini, altro tipico esempio di arte del Fanzago. Di notevole interesse è la soluzione decorativa dei teschi e delle ossa legati da nastri. Nel recinto vi è la croce di marmo angioina collocata in onore del priore don Pedro Villa Mayna, morto nel 1363.
Il Chiostro dei Procuratori, opera di Giovanni Antonio Dosio, risale alla fine del XVI secolo. Il portico presenta arcate che non hanno la stessa distanza; ha due ordini di lesene in marmo, in cui vige il contrasto tra il grigio e il bianco. Il pozzo, realizzato da Felice de Felice, si apre in superficie con una vasca ornata con richiami da pozzo del Chiostro Grande. Due colonnine doriche sorreggono un architrave. Del Fanzago sono i festoni di frutta.