Chiostri di Santa Chiara

Via Santa Chiara 17. (Apri Mappa)
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Descrizione


I chiostri di Santa Chiara sono una serie di chiostri monumentali di Napoli situati nel centro storico; appartengono al complesso monastico della basilica di Santa Chiara.
I chiostri sono tre e sono visitabili solo attraverso l'accesso al museo dell'Opera di Santa Chiara:chiostro delle Clarisse,chiostro dei Frati Minori,chiostro di Servizio.
Il chiostro delle Clarisse, o chiostro maiolicato, opera del 1739, si deve all'estro creativo di Domenico Antonio Vaccaro. In questo periodo si diede inizio ad un radicale cambiamento che riguardò tutto il complesso monastico voluto dalla dinastia angioina, la quale, cancellò tutto il circondario originario costituito da edifici religiosi. Il chiostro grande, disponendo di maggior denaro per le restaurazioni, ben presto si arricchì di nuove particolarità, ovvero le maioliche del Vaccaro. Lungo 82,30 metri e largo 78,30 con settantadue pilastri di varia grandezza, sul lato di servizio a nord, disponeva anche di un cimitero, oggi scomparso. Da questo stesso lato, si accede alla scala santa voluta negli ultimi anni del XVII secolo dalla Badessa Teresa Gattola.
Superstite a queste trasformazioni vi è il piccolo chiostro dei Frati. I religiosi, essendo in ridotto numero rispetto al vicino ordine femminile delle Clarisse e non essendo ricchi quanto quest'ultime, non investirono alcun denaro in restauri o rimaneggiamenti, lasciando la struttura invariata, identica a come la si conosce oggi.
Il più antico dei tre chiostri risulta essere quello di Servizio, risalente infatti al XIV secolo.
Il chiostro fu completamente trasformato da Domenico Antonio Vaccaro che mantenne la struttura gotica ridisegnando solo il giardino rustico decorato da preziose "riggiole" maiolicate, ricollocate dopo la seconda guerra mondiale.
Il giardino è circondato da un ambulacro leggermente rialzato, che presenta alle pareti affreschi barocchi e un muretto decorato da riggiole con paesaggi; due viali dividono il chiostro a croce il giardino, fiancheggiati da sedili rivestiti da riggiole con "Paesaggi", "Scene campestri", "Mascherate", "Scene mitologiche" ecc.
Tra le aiuole ci sono due fontane con fondo ricoperto da riggiole, una delle quali è ornata da due figure di leoni del XIV secolo.
I pilastri del chiostro sono sormontati da volte a crociera che sorreggono un terrazzo caratterizzato dalle celle, mentre, al secondo piano un ulteriore terrazzo fungeva da "luogo di delizie", soprattutto perché si aveva una visuale della città e si scorgeva il mare. Nel corso dei secoli il monastero è stato più volte rimaneggiato. Un vero e proprio cambiamento settecentesco si ebbe grazie a Ippolita di Carmignano. L'opera di riammodernamento fu resa possibile anche grazie alle donazioni di famiglie aristocratiche, in questo caso, particolarmente grazie all'intervento della badessa che volle una maggiore apertura verso l'esterno: la nuova struttura doveva rompere l'austerità del vicino tempio gotico, rendendo gli spazi più armoniosi e la fusione tra architettura e natura doveva confondere eventuali ospiti.
Il chiostro è attraversato da quattro viali in croce su un piano sollevato rispetto a quello dei portici, completando la grandiosa opera di trasformazione con 64 pilastri maiolicati di forma ottagonale sormontati da archi a sesto acuto, di cui 17 al lato nord e 16 lungo i restanti lati. Su ciascuna delle otto facce furono sovrapposte le mattonelle policrome decorate.
Uno degli aspetti più interessanti del chiostro sono le scene di vita quotidiana dipinte sui parapetti tra i due pilastri: esse raccontano cosa succedeva all'esterno del complesso, si alternano rappresentazioni della città e le sue allegorie che rimandano ai quattro elementi (terra, aria, fuoco e acqua). Le suore, seppur disponevano di una ingente somma di denaro, per i lavori di ristrutturazione chiesero ulteriori aiuti dalla regina Maria Amalia di Sassonia, moglie di Carlo III di Borbone. Le fontane trecentesche che un tempo abbellivano la chiesa, furono portate all'esterno ed una di queste fu completamente circondata da un "mare maiolicato". Il bombardamento aereo del 1943 che distrusse buona parte dei locali della vicina basilica, non riuscì però a deturpare la bellezza del chiostro, restando quasi completamente immune all'esplosione.
L'altro chiostro del complesso è quello dei "Minori", importante per la sua varietà dei capitelli delle colonne, sormontati da archi a sesto acuto o ottagonali, alcuni corinzi, altri più semplici e vicinissime alle forme romaniche: un'impronta rarissima in città.
Il "Chiostro di Servizio", posto dietro il settecentesco refettorio, ha conservato la struttura gotica originaria.
Maria Rosaria Costa, I chiostri di Napoli, Tascabili Economici Newton, Roma, 1996, ISBN 88-8183-553-3